20 Aprile 2025
29 Marzo 2025

Il Giubileo e la porta santa

L’apertura della porta santa di san Pietro è indubbiamente il rito più conosciuto e più evocativo dell’inizio del Giubileo. Nell’immaginario collettivo la porta è associata a molteplici significati e simbologie. L’apertura della porta è una metafora spaziale che visualizza una soglia temporale e spirituale: consentendo l’accesso a un luogo, essa introduce in un tempo di grazia.
L’immaginario biblico permette di arricchire questo simbolo di ulteriori significati. La porta della casa indica lo spazio intimo della vita della famiglia (cfr Es 20,10; Dt 5,14, sal 127, 5; Mt 6,6…), mentre la porta della città indica lo spazio pubblico, naturale punto di incontro per la popolazione (cfr Mc 1,33), dove si teneva il mercato (2Re 7,1) e dove non di rado si svolgevano le cause giuridiche (Gen 23,10; Rt 4,1).
Le porte del tempio consentono di recarsi alla presenza di Dio (Sal 118,20: “E’ questa porta del Signore: per essa entrano i giusti”), anche se non può essere data per scontata, come se varcare la soglia fosse un gesto magico e automatico.
Nel Nuovo Testamento la metafora della porta viene applicata per parlare dell’accesso al Regno di Dio, una porta stretta, che va cercata e che si contrappone alle facili vie che conducono alla perdizione, e simboleggia la conversione necessaria per essere introdotti nell’intimità del rapporto col Signore.
Soprattutto, Gesù usa la metafora della porta per parlare di sé. Definendosi “la porta delle pecore” (Gv 10,7), egli assume in sé le funzioni della porta: attraverso di lui si ha accesso a un luogo sicuro e familiare, in cui si trova salvezza; allo stesso tempo, egli dona libertà, in quanto attraverso di lui si può sia entrare sia uscire per trovare pascolo, cioè vita.
Alla luce delle parole di Gesù, attraversare la porta significa accogliere la sua media-zione, che nello Spirito immette nella comunione col Padre e con coloro che credono alla sua Parola. Non è un obbligo, naturalmente, ma un invito di Colui che sta alla porta e bussa (Ap 3,20).

don Luca